sabato 5 gennaio 2013

Piazza Isolo: parcheggio e parkour

Fonte: CorriereVerona.it del 04/01/2013

Salti del gatto, acrobazie e piroette - Piazza Isolo, la patria del Parkour
E’ una disciplina che insegna a superare in modo atletico qualsiasi ostacolo. Viene dalla Francia, l’ha importata Internet. Ecco dove si trovano i ragazzi veronesi

VERONA —Sembrano studenti iscritti all’accademia del furto circense, topi d’appartamento che si allenano alla luce del sole in vista di qualche colpo notturno. In realtà sono traceurs, tracciatori. O, più prosaicamente, sono praticanti del Parkour. Breve introduzione: all’inizio degli anni ’80 nasce in Francia una disciplina che mira a superare gli ostacoli urbani adattando il proprio corpo all’ambiente circostante. Il problema non si aggira ma si salta: a ben vedere un vero e proprio manifesto culturale, ed etico. Il tutto nell’ambito di un percorso pensato e realizzato nella testa dell’adepto (da qui il nome di tracciatore). In Italia arriva alla fine del 2005, il media che lo porta è il più potente di tutti: internet, ovviamente. E youtube nello specifico. In ogni parte dello Stivale si cominciano a sviluppare piccole comunità di ragazzi dalle movenze scimmiesche con venature feline. Manco a dirlo la derivazione metropolitana del Parcours du combattant (metodo d’allenamento militare da cui trae spunto la disciplina) arriva anche nel centro di Verona e, più precisamente, sul marmo di Piazza Isolo.
«Ho cominciato nel 2007 - spiega Devid, l’anziano del gruppo - dopo aver visto qualche filmato on line». L’osservatore esterno nota subito due cose: il PK è molto democratico socialmente ma risulta alquanto classista dal punto di vista morfologico. L’abbigliamento, infatti, rasenta la sciatteria più ovvia visto che è la comodità a farla da padrona. Pantaloni larghi della tuta, scarpe da ginnastica consunte e magliette slabbrate. Saltare un muro non è questione di attrezzatura ma di abilità. E qui viene il distinguo. Gente pingue, in sostanza, non ce n’è. Anzi, sembrano tutti figli dell’uomo ragno. Secchi e muscolosi, con quella nervatura tipica di chi usa le proprie fibre per mera sopravvivenza. «Impari a rispettare le altre persone e il tuo habitat cercando di tenerlo pulito e ordinato anche se non tutte le persone lo capiscono». Vai a spiegare alle anziane cotonate con borsa della spesa che quelli non sono dei ladri. «Eppure qualcuno ci carica dicendo che anche loro, da giovani, "saltavano i fossi per lungo"!». Il PK non è una gara, non vince nessuno. «La vera sfida è concludere un passaggio che ti era precluso. Inutile girarci intorno: ti senti libero». Piazza Isolo come perfetta palestra ma sono tanti gli «spot» dove provare il salto del gatto o il tic-tac. «Il vecchio zoo nei pressi di Porta Nuova oppure via Palladio, vicino allo stadio».
La pioggia come unico nemico giurato. Il bagnato, infatti, rende viscido il fondo rendendo complicate le cadute e gli atterraggi. E la polizia? «Ci conoscono, ormai. All’inizio venivano chiamati dagli abitanti spaventati ma adesso ci dicono solo di stare attenti». Proprio mentre i veronesi si scaldano ecco comparire un gruppuscolo di coetanei dallo stesso passo sinuoso. «Siamo friulani, stiamo girando il Veneto in cerca di tracciati». Incredibile, il turismo da Parkours diventa una piacevole sorpresa in una giornata di sole invernale. E le traceuses? «Una ragazza si era aggregata a noi ma ha mollato dopo poco». Comunità maschile, dunque, dalla caparbietà monastica. Perché non ci vuole molto per capire come la ripetitività ossessiva dei gesti sia alla base del successo in questa disciplina. Volare da un muro all’altro per sfuggire alla banalità dei videogiochi diventando protagonisti di una città che si può vivere anche in questo modo. Senza necessariamente ideare una rapina alla Banca d’Italia.
Francesco Costantino

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